• FIABA NUCLEARE DELL’UOMO BAMBINO – HAMID ISMAILOV

✎ un vero romanzo-fiaba dalle steppe kazake: la storia di Eržan



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Utopia è una piccola casa editrice indipendente nata qualche anno fa che pubblica libri di nicchia e decisamente interessanti. Uno è proprio questo dell’autore kirghiso Hamid Ismailov.

Due persone s’incontrano sul treno. Un giovane che suona il violino in modo meraviglioso inizia a raccontare la propria vita. Una vita che non ha niente di normale e che ci trasporta in una storia drammatica. La cosa strana è che questo ragazzo, che all’apparenza sembra un undicenne, in realtà è un uomo adulto di venticinque anni: il suo nome è Eržan e vive in una piccola stazione di transito nella steppa kazaka con la sua numerosa famiglia: nonni, zii, cugini e la madre che lo ha partorito dopo una violenza che l’ha lasciata muta. Il piccolo cresce tra leggende e fiabe raccontate dalle nonne. Durante l’infanzia nasce in lui l’amore per la musica dopo che lo zio gli ha regalato un violino.

Purtroppo negli anni Cinquanta, proprio quando Eržan era piccolo, nella Zona, così chiamata, avvengono dei test nucleari svolti dall’Unione Sovietica in piena guerra fredda, che sconvolgono la vita del loro villaggio e del piccolo ragazzino che durante una gita si butta in un lago, il lago Morto, nato dopo un’esplosione e pieno di scorie nucleari. Quando tutti, durante l’adolescenza, cominciano a crescere lui rimane sempre un bambino, la crescita arrestata per sempre.

Questo è un romanzo-fiaba tanto breve quanto intenso che ci obbliga a riflettere su molte cose: la corsa all’atomica che non guardava in faccia a nessuno, i pensieri che albergano nella mente di una persona che ha visto distruggere la propria vita. La storia di Eržan ci mostra questo. L’autore racconta con maestria la violenza della Storia attraverso la fiaba poetica della vita di Eržan. Non si prova pena e il dolore viene mostrato senza sminuirlo. Alla fine, seppur molto breve, questo libro ha un peso psicologico specifico molto alto seppur raccontato con fiabesco trasporto. Forse anche troppo, soprattutto verso la fine.

Conclusioni

Sono rimasta sbalordita da quello che Ismailov ha narrato in questo libro e che non ho potuto fare a meno di conoscere fino in fondo, come quel viaggiatore anonimo sul treno che ascolta tutta l’incredibile storia della vita dell’adulto bambino che per dei test nucleari ha visto la sua vita rovinata.

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