• INVERNALE – DARIO VOLTOLINI

✎ un libro che se gli darete una possibilità, vi entrerà dentro e vi dilanierà l’anima



Ho letto questo piccolo libro (140 pagine) perché sono stata abbinata a lui nel gioco del @fantastrega 2024. Dico la verità, non lo avrei letto contrariamente ma ora, che qualche giorno fa ho chiuso l’ultima pagina, posso affermare di aver letto un gioiello che, a mio onesto parere, merita la vittoria o comunque l’entrata in Cinquina. Se non ci entra un libro del genere che incarna tutto quello che deve avere uno scritto per pretendere il gradino più alto in un concorso letterario, io non so davvero chi possa pretenderlo il Premio Strega 2024.

Una dovuta premessa: ci ho messo giorni interi a cercare di scrivere questa recensione e spero vogliate scusarmi se leggendola vi accorgerete di qualche tentennamento, un piccolo singhiozzo o una scivolata, perché vi posso assicurare che tirare fuori dall’anima le parole per descrivere questo libro è stato molto, molto, molto difficile.

Voltolini racconta di suo padre, Gino, macellaio con un banco di macelleria al mercato di Porta Palazzo. Siamo negli anni Settanta, in una Torino rumorosa e affollata, così come è affollato il banco di Gino, soprattutto al sabato, quando per il troppo vociare e la gente che spinge per avere la carne da mettere in tavola alla domenica, la velocità di lavoro è indispensabile. Però proprio un sabato, i gesti misurati, lucidi e perfetti dell’atto del macellare un agnello, l’ennesimo, l’uomo sbaglia e così facendo si taglia il pollice. Da qui e fino al 1982, anno della sua morte, assistiamo attraverso gli occhi del giovane Dario, alla discesa nel mondo della malattia di suo padre.

La scrittura di questo memoir.
Signori, la scrittura di Dario Voltolini è qualcosa di sublime. Qualcosa di affilato come i coltellacci che usava suo padre. La prima parte, cioè l’incipit e le prime dieci pagine sono la cosa più paurosa, sanguinosa e dolorosa ma allo stesso tempo magnifica che leggerete nella vostra vita. Non sto scherzando: checché si parli di animali squartati, tagliati, disossati, di sangue, ossa e cartilagini il tutto non risulta rivoltante come dovrebbe essere agli occhi di chi legge ma insinua una specie di vogliosa continuazione, come guardare dal buco della serratura una cosa proibita e per questo lo rileggerete più volte, perché vi terrà lì, legati mani e piedi ad una descrizione perfetta di quel momento, al mercato di Porta Palazzo, un sabato qualunque, nella macelleria di Gino.

Andando avanti nella lettura, che magari volevate distillare come un brandy e sorseggiare davanti ad un camino, vi ritroverete invece a bere una birra ghiacciata in un giorno di solleone, velocemente e voracemente per dissetarvi. Non ho potuto dilungare il tempo, fermarmi a comando perché il libro mi chiamava, voleva essere dispiegato dal suo involucro e letto fino alla fine.
Seppur con uno stile che potremmo definire difficile e per certi versi ostico, Voltolini riesce con la sua maestria da sarto delle lettere e maestro della letteratura, ad invogliare a continuare la lettura, bevendovi le pagine una dopo l’altra — in questo aiutano molto anche i capitoli davvero brevissimo, spesso di una pagina — senza rischiare la sbronza.

Quella di Dario è una come una preghiera laica per il padre ad anni dalla sua morte. Un mix tra ricordi e pensieri che non scadono mai nella retorica, nella pornografia del dolore tanto in voga in questi ultimi anni e nemmeno ai facili sentimentalismi anche per la crudezza della lingua che permea il racconto e lo rende vivo, come carne viva.
In queste pagine ci leggo tra le righe un ultimo saluto, un voler essere vicino al padre nella morte perché in vita era spesso assente, ligio al dovere fino al sacrificio finale, facendo finta di nulla anche quando la malattia era ormai visibile a tutti.

Ringrazio @lanavediteseo per la collaborazione e per la copia del romanzo in regalo e ringrazio Dario Voltolini per averci regalato una parte importante di sé stesso, un padre che rimarrà nel suo e ora che ne abbiamo letto la vita, anche nei nostri cuori.
Non so se entrerà in Cinquina, non so se vincerà l’ambito premio, ma posso assicurarvi che se deciderete di leggerlo potrete solo arrivare in un crescendo musicale da cavalcata delle valchirie, alla penultima pagina dove con due parole, due.sole.parole vi strapperanno lacrime a non finire.

La copertina.
Mi sono chiesta cosa potesse rappresentare la copertina del libro e penso che anche voi ve lo stiate chiedendo: rappresenta l’agnello che toglie i peccati, opera di Hubert e Van Eyck, facente parte del polittico di Gand che simboleggia l’eucarestia.

Il titolo.
Invernale viene dopo Primaverile, altro romanzo scritto dal nostro Dario. Così, semplicemente.

¡Attenzione!
TW:
– violenza animali (solo nelle prime 7 pagine)
– malattia mortale

Conclusioni

Dario Voltolini scrive un racconto vivo nella rincorsa alla morte, pulsante di sangue umano e animale, perfetto in ogni sua lettera, riga, frase, pagina dove la brevità esalta ogni periodo come i contorni netti di un taglio di carni pregiate.

Un pensiero su “• INVERNALE – DARIO VOLTOLINI

Lascia un commento