• ONLY REVOLUTIONS – MARK DANIELEWSKI

✎ volevo troppo leggerlo perché scritto stranissimo… Forse troppo.



🅣🅡🅐🅜🅐 ☆☆
🅢🅣🅘🅛🅔 ☆☆
🅒🅞🅟🅔🅡🅣🅘🅝🅐 ☆☆☆☆☆


Ho deciso, anche dopo aver avuto grosse difficoltà a leggere il romanzo precedente di Danielewski (“Casa di foglie”) di provare a leggere anche questo nuovo romanzo “strano” dell’autore. Cosa mi è venuto in mente lo so solo io, perché, forse e dico forse, questo libro è risultato quasi illeggibile e, badate bene, non per l’impaginazione (oddio, un po’ sì, diciamo la verità?!) ma per lo stile, un po’ troppo romantic style per i miei gusti.

Comunque la trama è a dir poco nulla: racconta la stessa storia da due punti di vista differenti: quelli di Sam e Hailey, due sedicenni che si innamorano e decidono di viaggiare per l’America. Only Revolutions è anche un viaggio temporale che inizia nel 1863 e arriva fino ai giorni nostri dove i rimandi storici sono posizionati nella parte centrale delle pagine.

Avrete capito che la struttura di questo libro non è lineare (viene chiamata, in gergo, ergodica) ed è l’aspetto più affascinante di questo romanzo – che peraltro erano già presenti in “Casa di foglie” — dato che sapete bene che adoro questo tipo di libri, che io chiamo semplicemente “strani”. Questo romanzo si può leggere in entrambi i versi (infatti ha due copertine), dall’inizio o dalla fine o, dando retta all’editore, leggendo prima otto pagine di Sam per poi girare il libro e leggerne altre otto di Hailey. Io ho scelto la lettura più “semplice”, dall’inizio.
Gli elementi tipografici come le parole in grassettelo o le lettere di due colori (verde per Sam, giallo per Hailey), le dimensioni di caratteri diversi e il numero delle pagine totali (360, come i gradi di un cerchio e quindi 180, metà, per ciascuno dei personaggi), sono tutti elementi che fanno del simbolismo  un tratto fortemente tipico di questo romanzo.

Mi sono subito resa conto di come la storia narrata fosse poco interessante con uno stile decisamente troppo ridondante, troppo poetico, troppo romantic style mood e questo ha fatto sì che risultasse così difficoltoso da mollarne la lettura poco dopo la metà. Una sorta di sperimentazione tra prosa e poesia che seppur denotando una grande abilità stilistica nella scrittura, legata alla stranezza dell’impaginazione ha fatto sì che questa lettura diventasse pesante e francamente noiosa.

Conclusioni

Spiace dover dare un voto così basso ad un libro che, comunque la si pensi, è di una modernità di altissimo livello ma, abbinando la scrittura ergodica a quella commistione tra prosa e poesia, è stato davvero troppo da dover sopportare. Sarà per la prossima Daniel.

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