• SANGUE CATTIVO – BEATRICE GALLUZZI

✎ un libro che affonda i suoi tentacoli nella malattia e nel rapporto con il padre-padrone



Molte persone che seguo su bookstagram, nei mesi scorsi, hanno letto questo libro edito dalla piccola casa editrice Effequ, e tutti ne hanno parlato così bene che, appena avuta la possibilità di acquistarlo in ebook con forte sconto, non mi sono fatta sfuggire l’occasione e l’ho preso.

Sangue cattivo è un tipico romanzo di autofiction, genere che prende spunto dal memoir ma contiene al suo interno anche storie romanzate ad arte basate su una storia, comunque, vera vissuta dall’autore. Qui la protagonista è Beatrice Galluzzi, appunto, che dopo aver deciso con il compagno Aldo, di riandare a vivere in Toscana si rende conto di stare male: sintomi debilitanti che la portano a scoprire di avere una malattia autoimmune ai reni. All’inizio sdrammatizza per non cadere in depressione. Ha appena perso suo padre dopo una lunga malattia, un padre-padrone che ha reso la vita impossibile a lei e sua madre, facendole trasferire da Piombino a Ostia e che con la sua malattia mentale ha fatto sì che Beatrice vivesse con la paura di essere come lui.

Si potrebbe pensare che la lettura di questo libro sia pesante, triste o tragica ma non è cosi, anzi. La lettura procede spedita, tra passato e presente, tra i ricordi della vita con il padre e con la madre succube, tra le sue malattie infantili e le visite con ricovero in ospedale per la sua patologia. Il rapporto con i genitori è proprio la molla che fa scattare tutti gli acciacchi che la colpiscono fin dalla più tenera età, in particolare quello con il padre, “l’ingengere” come viene chiamato, che fa di tutto per rendere la  vitadella figlia un inferno con le sue continue crisi di nervi e di frustrazione per tutto quello che lo circonda. Una vera famiglia disfunzionale

Ci sono anche dei racconti di vita sinceramente ironici in queste pagine che mi hanno alleviato il senso, comunque presente e strisciante, di “sta per succedere qualcosa di brutto”. Ma alla fine, la morte — che comunque è presente con l’urna delle ceneri del padre sempre appresso — viene esorcizzata con tanto sarcasmo

La narrazione è ricca di momenti divertenti, come il volersi portare in ospedale l’urna del padre per averlo accanto e assorbire così la buona fortuna. La morte viene esorcizzata a colpi di sarcasmo e ironia e il lieto fine, anche se arriva a metà, è pur sempre un lieto fine.

Conclusioni

Non posso fare a meno di consigliare anche io di leggere questo libro perché potrete vedere dalla parte opposta e, francamente, diversa dal solito, come una persona riesca a sopravvivere anche alle cose più toccanti e tragiche e tutto solo con l’ironia e la voglia di vivere diversamente da come si è sempre vissuto.

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